03 dicembre, 2016

Caro Benito, lo supponevo...

Come penso possa capitare a me e ad altri più illustri colleghi della mia generazione, se dovessi dare la "colpa" a qualcuno per la mia insana mania di diventare a tutti i costi un fumettista, molto probabilmente dovrei darla a lui, l'inimitabile e inarrivabile Maestro Benito Jacovitti.
Ho iniziato a leggere i fumetti fin da bambino tramite i personaggi di André Franquin, Jean-Claude Fournier e altri artisti della scuola franco-belga diffusi in Italia in quel periodo. Ma è stato grazie a Jacovitti se, adolescente, nelle lunghe ore passate a scuola, riuscivo a vincere la noia tentando di ricopiare con la penna biro su qualsiasi pezzo di carta che mi capitasse a tiro, quella miriade di segni, salami, lische di pesce coloratissime e non, dalle pagine del famigerato Diario Vitt.
Esercizio che ripetevo anche a casa, spesso a discapito dei compiti da fare. Quanto mi divertivano quelle figure surreali al pari del suo umorismo fatto di gag, giochi di parole e riferimenti ammiccanti.
Perfino il classico intercalare «Lo supponevo!», frequentemente pronunciato dal suo personaggio Cip l'Arcipoliziotto, è diventata la frapposizione preferita nel mio linguaggio parlato.
Dilapidavo la mia modestissima paghetta settimanale comprando e divorando avidamente nella lettura qualsiasi rivista o libro che pubblicasse le sue tavole e non ho mai perso di vista la sua produzione anche quando, in età più adulta, trovai altri referenti grafici e altri "Maestri" dai quali attingere per la mia formazione. Ricordo ancora il dispiacere che provai il 3 dicembre del 1997, quando appresi la notizia della sua scomparsa e oggi, a diciannove anni di distanza, mi piace rivolgergli un umile ricordo e un sentito ringraziamento.
So long, Jac!

1 commento:

Tore Pirino ha detto...

Verissimo! Jac era il più grande! E dovrebbe essere obbligatorio studiarlo a scuola.